Li chiamano “casoni” e solo nel territorio di Caltrano ne sono stati censiti sessantasei. Sono gli edifici rustici, dagli spessi muri di sasso, che punteggiano il versante pedemontano fino a 800 metri di quota circa. Un tempo erano il fulcro delle attività agropastorali, ma oggi, nella maggior parte dei casi, sono abbandonati e per questo il comune ha proceduto al loro censimento nella speranza di poterli recuperare non solo dal punto di vista edilizio, ma anche nel loro ruolo di presidio del territorio.
In tal senso va interpretata l’iniziativa, in collaborazione con la Provincia, che ha visto l’impianto di un meleto sperimentale presso alcuni casoni in località Pianezze e Caorso: alcune centinaia di piante di un’antica varietà montana, – la mela rosa, detta anche pomo gentile o pomo de la rosa – a frutto piccolo e tondeggiante, di polpa croccante e profumata, acidula e fresca, di prolungata conservazione, fin quasi a maggio.
Questo frutto è stato scelto non solo per salvare dall’oblio una varietà autoctona, selezionata nei secoli dai valligiani, ma anche per rivitalizzare un ambiente che ha potenzialità turistiche nella più attuale visione di questa attività. Con la prospettiva di fare dei casoni luoghi di vacanza dove i più giovani possano venire a contatto con la natura e con quelle tradizioni che rischiano di perdersi, soffocate dai rovi dell’abbandono.