Il miele vicentino
Nel Vicentino l’apicoltura è attività pressoché ubiquitaria, dai Colli Berici all’Altopiano di Asiago, grazie a una flora ricca di piante mellifere. La produzione ha tempi dettati dalle fioriture: quella del tarassaco, che inonda di giallo le campagne ancora spoglie, portando a un miele dal colore chiaro, ambrato o dorato, e dall’aroma caratteristico; quella dei prati, cui si deve il millefiori, di colore più o meno chiaro a seconda della varietà, e sapore gustoso; quella delle robinie, che dà il miele d’acacia, poco più che bianco o paglierino, di sapore delicato e floreale; quella dei castagni, per un prodotto ambrato più o meno scuro, intenso e leggermente amarognolo. Caso a sé è il miele di melata, la secrezione zuccherina derivata dalla linfa dell’albero;il più pregiato è di abete, di colore cupo e meno dolce dei mieli di nettare. Prodotto raro è infine il millefiori d’alta montagna, finissimo e cremoso, dall’aroma molto delicato, detto anche di rododendro quando l’apporto prevalente è dell’arbusto che con la sua fioritura infiamma di rosso le praterie oltre il limite degli alberi.
Nel 2013 il miele biologico più buono al mondo è stato dichiarato quello della Valchiampo tra ben 170 paesi sfidanti. Lo ha decretato BiolMiel, il concorso internazionale di mieli biologici promosso dal CiBi in collaborazione con il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura-Api e Bioitalia.